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Dopo dodici anni di battaglie legali, la Spagna ha perso la sua battaglia con l’Argentina per l’utilizzo della denominazione la Rioja. Nonostante la disparità di superficie, 8200 ettari di Rioja argentino contro circa 600.000 ettari di Rioja spagnolo, il Consejo regulador iberico riteneva che i consumatori potessero confondere i due vini e per questo nel 1999 avevano intrapreso una azione legale di tutela.

Il tribunale di Buenos Aires ha però ora respinto la richiesta sostenendo che la Rioja argentina contraddistingue già i suoi vini abbastanza contro gli omonimi vini spagnoli; un ulteriore motivo per cui, secondo i giudici argentini, la confusione era improbabile deriva dal fatto che la maggior parte dei vini della regione spagnola sono i vini rossi provenienti dal vitigno Tempranillo, mentre la maggior parte dei vini della Rioja argentina sono di colore bianco, provenienti dal vitigno Torrontes. Gli spagnoli hanno annunciato di avere già presentato ricorso contro la decisione del tribunale.


Un cuneo di aria fredda da nord est, come accadde nel 1981 e nel 1997, e nella notte tra martedì e mercoledì scorso le temperature sono scese sotto zero compromettendo i vigneti di molte zone della Germania. Il 30% dei vigneti nel Rheinhessen e in Franconia è danneggiato, con punte dell’80% in alcune località del Palatinato e del Württemberg: non è ancora possibile stimare come questa gelata influirà sulla vendemmia autunnale, certamente vi sono stati danni maggiori del solito perché a causa delle alte temperature di qualche settimana fa, decisamente superiori alla media, molte piante erano cresciute precocemente e i germogli erano già lunghi 25-30 centimetri.

Anche in California si contano i danni del gelo, poiché lo scorso 8 aprile aria polare proveniente dall’Alaska ha colpito nella notte le regioni di San Luis Obispo e la parte meridionale della contea di Monterey. Queste basse temperature sono state giudicate assai eccezionali, mai raggiunte negli ultimi 40 anni, nonostante l’influenza del clima marittimo di queste regioni che abitualmente limitano le differenze termiche.


 

Non è una ipotesi fantascientifica ma un possibile scenario di mercato da qui a qualche anno: due nazioni in profonda trasformazione, con una classe media in espansione che riceve stipendi sempre maggiori e il cui accresciuto benessere si riversa nella ricerca di stili di vita più alti. Ecco quindi che, secondo alcuni studi di Vinexpo, in Cina il consumo di vino crescerà del 19,6% tra il 2010 e il 2014 e diventerà così il sesto paese consumatore del mondo, mentre il mercato vinicolo in India sta già crescendo del 25-30% all’anno e tra il 2009 e il 2013 sarà la nazione con la decima più forte crescita nei consumi di vino. E, non dimentichiamolo, sono percentuali da applicare sulle due nazioni più popolate del mondo: un miliardo e 350 milioni la Cina, un miliardo e 150 milioni l’India.

Facile quindi osservare che la Cina si trovi in prima posizione nella conquista del mercato indiano, complice la vicinanza geografica, la tipologia di prodotto che presumibilmente verrà richiesta dagli indiani (vino di primo prezzo veicolato dai numerosi ristoranti cinesi presenti in India) ma, soprattutto, grazie a una certa ‘generosità’ concessa dalla legislazione cinese che permette di esportare come interamente ‘made in China’ un vino contenente solo il 15% di vino autoctono e ben l’85% di vino straniero.

Rimane l’ostacolo delle elevate tasse che gravano sui vini importati in India, circa il 160% sul costo iniziale, alle quali vanno aggiunte altre tasse locali e altri fattori di mercato. Ma le cose iniziano a muoversi: lo scorso mese, ad esempio, il presidente cinese Hu Jintao e il primo ministro indiano Manmohan Singh hanno dichiarato il 2011 l’anno dell’interscambio Cina-India e tra le prime applicazioni pratiche ci si aspetta per i mesi estivi una revisione delle politiche di tassazione delle importazioni. Resta da vedere se soltanto a vantaggio dei cinesi o di tutte le nazioni produttrici.


‘Alzare del 20% la quota di finanziamento pubblico da destinare alla promozione dei vini del Lazio nei mercati extraeuropei messa a disposizione dall'Ocm vino’. Lo ha proposto Angela Birindelli, assessore alle Politiche agricole della regione Lazio, durante un seminario sulla promozione del vino svoltosi ieri presso l’aula consiliare del comune di Marino.

‘L'Unione Europea - ha aggiunto l’assessore Birindelli - attraverso l'Ocm vino copre solo il 50% dell'investimento volto a promuovere i vini sui mercati extraeuropei e il rimanente 50% è a carico del richiedente. Una condizione che in un momento economicamente difficile per le nostre aziende ha reso molto difficoltoso l'utilizzo di queste risorse, tanto che negli ultimi due anni sono state effettuate solo cinque richieste di contributo’.

‘Per questo motivo – ha proseguito l’assessore Birindelli - riguardo le domande Ocm da fare nell'annualità 2012, relative alla programmazione delle attività promozionali per il 2013, ci stiamo muovendo già da ora per reperire in bilancio le risorse necessarie ad alzare il contributo pubblico dal 50% al 70%, grazie all'intervento diretto della regione’.


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