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Diageo ha deciso di alleggerire la sua divisione vino vendendo all’australiana Treasury Wine Estates, per quasi 500 milioni di euro, la britannica Percy Fox e la statunitense Chateaux & Estate Wine. In particolare, l’acquisizione di Chateau & Estate Wines permetterà a Treasury Wine Estates, che negli Stati Uniti già possiede Beringer Vineyards, di raddoppiare in questo paese la propria offerta di prodotti di lusso accessibili a tutti i consumatori e mettersi così definitivamente alle spalle gli ultimi difficili anni.


Anche il governo francese, sul filo di lana di fine anno, ha pubblicato sulla sua Gazzetta ufficiale il decreto sul nuovo sistema di autorizzazioni per gli impianti viticoli. Il decreto 1903 del 30 dicembre 2015 ha infatti precisato le condizioni per la messa in opera del regime di autorizzazioni che in tutta Europa sostituirà il vecchio sistema dei diritti di impianto. L’Italia ha già provveduto in merito lo scorso mese con un analogo decreto approvato durante il consiglio dei ministri del 4 dicembre. Questo documento è integrato dalla decisione di FranceAgriMer sull'attuazione delle autorizzazioni in materia di gestione del potenziale della produzione viticola che fissa le modalità di applicazione del nuovo regime di gestione degli impianti e chiarisce le disposizioni in materia di nuovi impianti.


Dopo una crescita bene augurante negli ultimi anni e le ritorsioni del 2013 che la Cina aveva applicato contro i vini dell’Ue, l’anno appena trascorso ha visto un certo recupero del mercato cinese il cui import totale viene stimato a circa 1,8 miliardi di euro e che la portano al quarto posto nella classifica dei principali paesi importatori di vino, dopo Stati Uniti, Regno Unito e Germania. La Cina è però un mercato diverso da tutti gli altri, che presenta caratteristiche uniche che nascono da una cultura, una società e una mentalità decisamente diversi dalla nostra e che purtroppo alimentano facili equivoci in fase di realizzo.

Il settore del vino in Cina è relativamente piccolo, ma offre grandi potenzialità di crescita, grazie anche all’aumento del potere di acquisto delle classi medie. La sua popolarità è sicuramente in espansione, la Cina è già il quinto consumatore di vino al mondo, ma il consumatore cinese è quasi del tutto ignorante in materia e manca di sicuri riferimenti per orientare le sue scelte in fatto di qualità e di prezzo. Il vino di produzione locale è prevalentemente rosso, a buon mercato, di bassa qualità, commercializzato da grandi marchi cinesi attraverso strategie di marketing aggressive che permettono loro di conquistare a livello locale una quota di mercato dominante.

Il vino importato nel mercato cinese ha invece un prezzo significativamente superiore ma la qualità è generalmente superiore. Il suo consumo si concentra però solo nelle maggiori città come Shanghai, Pechino o Canton e nelle regioni costiere orientali e viene venduto per due terzi circa negli hotel e nei ristoranti. Il prezzo normalmente raddoppia o triplica rispetto a quello di origine, ma negli alberghi sale anche di sette o otto volte perché viene fatto pesare, a torto o a ragione, che i vini importati sono un prodotto di lusso.

Infine la tipologia: in Cina il vino è per definizione rosso, per molti consumatori quello bianco è ‘roba da femmine’, e infatti copre due terzi delle vendite, anche se stanno lentamente guadagnando spazio gli spumanti, i vini dolci e quelli di scarsa gradazione, più facili da bere. (m.m.)


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