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Anno 1854, come fare il vino senza uva

Gli archivi comunali sono spesso fonte di inesauribili curiosità, specchio del modo di pensare di allora spesso assai diverso dal nostro. Ecco che da quello del comune di Modena emergono gli studi del prof. Grimelli che nel 1854 propone un 'metodo pratico per fare vino senza uva e perfettamente simile a quello dell'uva'. Allora la repressione frodi non esisteva e quindi, invece di rischiare la galera, il professore può tranquillamente esporre il suo metodo capace di soddisfare i bisogni quotidiani 'ma anche rifornire armate e cittadelle [...] risparmiando la farragine immensa di magazzini e depositi vinarii liquidi'.

Con una parte di fermento (lievito e orzo), dieci di fermentabile (zucchero e miele) e cento di fermentorio (acqua, ghianda tostata, cremore tartaro oppure cenere comune) si ottiene una massa mostosa che 'comincia a fermentare ben presto entro le ventiquattro ore, assumendo i caratteri vinosi nel torno di una settimana'. Ma il metodo non funziona una sola volta, è possibile mediante continue svinature e rivinature ottenere 'vino perpetuo' e per questo occorre il sussidio di una farina rivinificatrice che si prepara 'con una parte costante di materiale farinaceo zuccherino e con un decimo in complesso di farina frumento o altro simile cereale o altrettali parti saline'. Non ci resta che preparare i bicchieri.


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