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La Cina venderà vino all'India?

Non è una ipotesi fantascientifica ma un possibile scenario di mercato da qui a qualche anno: due nazioni in profonda trasformazione, con una classe media in espansione che riceve stipendi sempre maggiori e il cui accresciuto benessere si riversa nella ricerca di stili di vita più alti. Ecco quindi che, secondo alcuni studi di Vinexpo, in Cina il consumo di vino crescerà del 19,6% tra il 2010 e il 2014 e diventerà così il sesto paese consumatore del mondo, mentre il mercato vinicolo in India sta già crescendo del 25-30% all’anno e tra il 2009 e il 2013 sarà la nazione con la decima più forte crescita nei consumi di vino. E, non dimentichiamolo, sono percentuali da applicare sulle due nazioni più popolate del mondo: un miliardo e 350 milioni la Cina, un miliardo e 150 milioni l’India.

Facile quindi osservare che la Cina si trovi in prima posizione nella conquista del mercato indiano, complice la vicinanza geografica, la tipologia di prodotto che presumibilmente verrà richiesta dagli indiani (vino di primo prezzo veicolato dai numerosi ristoranti cinesi presenti in India) ma, soprattutto, grazie a una certa ‘generosità’ concessa dalla legislazione cinese che permette di esportare come interamente ‘made in China’ un vino contenente solo il 15% di vino autoctono e ben l’85% di vino straniero.

Rimane l’ostacolo delle elevate tasse che gravano sui vini importati in India, circa il 160% sul costo iniziale, alle quali vanno aggiunte altre tasse locali e altri fattori di mercato. Ma le cose iniziano a muoversi: lo scorso mese, ad esempio, il presidente cinese Hu Jintao e il primo ministro indiano Manmohan Singh hanno dichiarato il 2011 l’anno dell’interscambio Cina-India e tra le prime applicazioni pratiche ci si aspetta per i mesi estivi una revisione delle politiche di tassazione delle importazioni. Resta da vedere se soltanto a vantaggio dei cinesi o di tutte le nazioni produttrici.


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