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Le peripezie del Beaujolais nouveau

Quest'anno il coronavirus rende tutto più difficile e quindi salteranno quasi tutte le manifestazioni a lui dedicati

Oggi è il terzo giovedì di novembre, il giorno del Beaujolais nouveau. Ma quest'anno il coronavirus rende tutto più difficile e quindi salteranno quasi tutti i momenti di festa e le manifestazioni, grandi e piccole, che accompagnavano l'uscita in commercio di questo vino. E se i bar e i ristoranti sono chiusi, alcuni di loro possono però venderlo da asporto, accompagnandolo magari ad una assiette de charcuterie. Nelle cantine delle aziende produttrici è vietata la degustazione, ma è sempre possibile partecipare sui social a delle degustazioni commentate. È comunque possibile trovarlo nei supermercati, ma le prime stime prevedono un calo delle vendite del 20-25%.

La situazione di stallo non è solo francese: anche il Novello italiano, uscito a fine ottobre, ha subito le stesse vicissitudini. Ma se la sua produzione è di poco più di 3 milioni di bottiglie senza un legame particolare con un vitigno o una zona geografica, il Nouveau invece è prodotto da uve Gamay e rappresenta, con più di 25 milioni di bottiglie, un terzo del totale dei vini della zona del Beaujolais. Un impatto decisamente brusco sull'economia vinicola della regione. Ma c'è chi al vino novello ancora ci crede: complici forse i cambiamenti climatici proprio oggi debutterà sui mercati anche l'English nouveau, di uve Pinot noir, prodotto dalla Sixteen Ridges vineyard che si trova a Ledbury, nella regione delle Midlands occidentali dell'Inghilterra, non lontano dal Galles.

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