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Calo dei consumi, due docenti francesi analizzano il fenomeno

A seguito dei risultati pubblicati dall’Oiv durante il recente congresso di Porto, i docenti Thierry Lorey e Pascal Poutet della Business School ESP di Pau, in Aquitania, hanno condotto uno studio su basi sociologiche mediante una serie di interviste a tre distinti gruppi di età per capire la diminuzione del consumo di vino in Francia. Tutti d’accordo sul carattere conviviale del consumo di vino e sul fatto che il vino evoca la cultura francese e la cucina, ma la frequenza di consumo, da quotidiano per i 65enni, diventa casuale o solo durante una festa per i 30-40enni, mentre per i giovani da 18 a 30 anni è assolutamente eccezionale.

Mentre gli anziani mantengono una rappresentazione collettiva del vino, chi ha 30-40 anni invece ritiene che il consumo di vino sia limitato a determinate categorie socio politiche. La mancata trasmissione tra genitori e figli dei valori universali del vino, così come l’importanza delle sue connotazioni storiche e religiose, fa sì che per i 18-35 enni il consumo di vino sia più individualizzato e venga comunque considerato un lusso e portatore di rischi alla propria salute.

Lo studio dei due docenti getta poi un occhio sul futuro prossimo, stimando che il calo dei consumi di vino in Francia continuerà sotto la spinta delle giovani generazioni, ma solo per i vini da tavola perché per contro il consumo di vino di qualità si dovrebbe mantenere costante, grazie alla crescita di uno status sociale del vino iniziato dagli attuali 30-40 enni.


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