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Il Beaujolais in lotta per restare in Borgogna

Animi accesi tra i produttori della Borgogna e i loro vicini della zona del Beaujolais. La legge francese infatti autorizza questi ultimi a commercializzare i loro vini sotto la denominazione Borgogna a condizione che gli uvaggi siano i medesimi, Chardonnay e Aligoté per i bianchi, Pinot noir e Gamay per il rosso. Finché il Beaujolais ha avuto una buona immagine, rafforzata dal successo commerciale del Beaujolais Nouveau, non c’è stato bisogno di usare il nome Borgogna, ma gli effetti della crisi e il forte calo del mercato del Noveau hanno rimescolato le carte. Infine la coltivazione di Chardonnay si è sviluppata notevolmente nel Beaujolais al punto di raggiungere 400 ettari contro gli 800 della Borgogna, con una evidente crescita di concorrenza sul mercato.

I produttori della Borgogna hanno quindi ottenuto dall’Inao, nel febbraio 2010, una revisione della zona di produzione con il risultato di escludere la denominazione Beaujolais Bourgogne-Aligoté e Bourgogne rouge dal Pinot noir. Uno dei criteri utilizzati dall’Inao è stato quello dell’utilizzo, cioè un produttore deve dimostare una produzione antica e costante in Borgogna, mentre per quelli del Beaujolais deve essere utilizzato solo il test del terreno, l’unico, secondo loro, che può indicare se una varietà è adatta o meno ad essere coltivata. La battaglia di dichiarazioni e di prese di posizione tra i due sindacati frattanto continua, in attesa della ratifica definitiva, prevista per settembre.


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