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‘È un vino di m...’: processato, assolto

Un giudizio decisamente ‘tranchant’ quello espresso nel 2008 dalle colonne di un giornale ungherese da Péter Uj, giornalista vinicolo, giudicando un vino prodotto da una impresa vinicola statale. Non solo il vino in questione, probabilmente Tokay, era acido, stantio, ossidato, ma addirittura ritenuto ‘una umiliazione’ per gli ungheresi, costretti a pagarlo due volte, uno con l’acquisto, uno con le tasse per mantenere l’azienda di stato. Infine la sassata: ‘centinaia di migliaia di ungheresi bevono questa merda con orgoglio’.

L’azienda vinicola adisce così le vie legali e il giornalista viene condannato per diffamazione nel 2009 da un tribunale di Budapest. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha però questa settimana ribaltato il giudizio assolvendo il giornalista poiché il suo giudizio, sebbene un po’ eccessivo e provocatorio, rientra nelle libertà di espressione: l’intero articolo, infatti, intendeva più attirare l’attenzione sugli svantaggi delle imprese statali che denigrare semplicemente il vino stesso. E poiché la reputazione di una impresa commerciale ‘non ha una dimensione morale’, il Consiglio d’Europa non ha così voluto giustificare la precedente condanna.


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