Per la prima volta in quasi dieci anni le esportazioni di vino argentino imbottigliato sono in diminuzione e nei primi dieci mesi di quest’anno il calo è stato del 2,7% in volume. Il fatto si spiega con l’elevata inflazione che colpisce l’Argentina da alcuni anni (25-30% annui) che si somma con il forte deprezzamento della moneta locale, il peso argentino, nei confronti del dollaro, la moneta utilizzata di fatto negli interscambi commerciali.
I costi interni per la produzione quindi schizzano verso l’alto incontrollati: in dodici mesi il prezzo del vetro (in dollari) è cresciuto del 17%, le uve del 30%, i carburanti ben oltre il 30% e l’unico rimedio fin qui adottato dai produttori argentini è quello di rialzare i prezzi di vendita perdendo così competitività sui mercati internazionali.
L’impatto sulle esportazioni non è però identico per tutte le destinazioni. I mercati europei ne hanno risentito maggiormente, mentre gli Stati Uniti vanno un po’ meglio, grazie al cresciuto interesse per tutti i vini del nuovo mondo, argentini compresi. Non rimane che guardare alla Cina, in forza della crescita delle vendite in atto, da 5 milioni di dollari nel primo semestre 2010 a 7,2 nel pari periodo del 2011.