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Dal 1° gennaio prossimo il prezzo medio di una bottiglia di vino nella provincia del Quèbec (Canada) aumenterà di 15 centesimi mentre quello di una bottiglia di superalcolici di 25. Lo ha deciso la Société des alcools du Québec, la società di proprietà del governo canadese responsabile per il commercio di bevanda alcoliche all’interno della provincia del Quèbec.

L’attuale aumento è il secondo in breve tempo, poché nel 2011 il prezzo di un bottiglia di vino era già stato aumentato di 5 centesimi, il che aveva generato 5-6 milioni di dollari canadesi di profitti aggiuntivi. Ora la cifra potrebbe triplicare. La Société des alcools ha giustificato la sua politica di aumenti annuali con la necessità di adeguare i propri margini di profitto con il crescente costo della vita in Canada.


Una ricerca della agenzia di indagini di mercato Wine Intelligence conferma il crescente interesse dei consumatori britannici per gli spumanti nazionali. Il 64% di loro, infatti, ha dichiarato di avere provato a bere uno spumante inglese; detto in altre parole, circa 15 milioni di abitanti nel Regno Unito sui 25 milioni che hanno dichiarato di bere spumante almeno una volta all’anno.

E lo spumante inglese risulta essere particolarmente popolare tra i consumatori più frequenti, quelli cioè che scelgono di bere spumante almeno una volta al mese. Sempre secondo la indagine di Wine Intelligence essi prediligono gli spumanti del Nuovo Mondo, seguiti subito dopo dai Cava, dagli spumanti inglesi e poi, un po’ sorprendentemente, dagli Champagne.

Presi ormai sul serio anche dalla critica, gli spumanti inglesi attraversano un periodo di crescita di immagine e di apprezzamento che non sembra arrestarsi, al punto che prende corpo l’ipotesi che l’attuale produzione potrebbe non riuscire nel medio periodo a stare dietro alla sempre crescente richiesta del mercato.


Un progetto innovativo per aiutare i viticoltori del Sudafrica a ottimizzare le risorse idriche del territorio e migliorare l’efficienza in caso di irrigazione: questo è GrapeLook, che ha terminato il suo primo anno di prova con risultati decisamente positivi. GrapeLook utilizza per i suoi scopi i satelliti dell’Agenzia spaziale europea per monitorare dallo spazio quanta acqua viene liberata dalle piante, quanta biomassa si forma durante la crescita e quanto è efficiente l’uso che viene fatto dell’acqua: i dati vengono successivamente elaborati per tracciare una mappa messa poi sul sito www.grapelook.co.za a disposizione a tutti i viticoltori.

Ora che è iniziato il secondo anno del progetto si lavora alacremente per ottenere un aggiornamento continuo dei dati e migliorare quindi il monitoraggio della crescita dei vigneti e la valutazione del loro stress idrico per potere così decidere tempi e modi per l’irrigazione e valutare poi quanto efficiente è stato l’utilizzo dell’acqua, riducendo di fatto lavoro, costi di produzione (fertilizzanti ad esempio) e proteggendo di fatto l’ambiente.


Per la prima volta in quasi dieci anni le esportazioni di vino argentino imbottigliato sono in diminuzione e nei primi dieci mesi di quest’anno il calo è stato del 2,7% in volume. Il fatto si spiega con l’elevata inflazione che colpisce l’Argentina da alcuni anni (25-30% annui) che si somma con il forte deprezzamento della moneta locale, il peso argentino, nei confronti del dollaro, la moneta utilizzata di fatto negli interscambi commerciali.

I costi interni per la produzione quindi schizzano verso l’alto incontrollati: in dodici mesi il prezzo del vetro (in dollari) è cresciuto del 17%, le uve del 30%, i carburanti ben oltre il 30% e l’unico rimedio fin qui adottato dai produttori argentini è quello di rialzare i prezzi di vendita perdendo così competitività sui mercati internazionali.

L’impatto sulle esportazioni non è però identico per tutte le destinazioni. I mercati europei ne hanno risentito maggiormente, mentre gli Stati Uniti vanno un po’ meglio, grazie al cresciuto interesse per tutti i vini del nuovo mondo, argentini compresi. Non rimane che guardare alla Cina, in forza della crescita delle vendite in atto, da 5 milioni di dollari nel primo semestre 2010 a 7,2 nel pari periodo del 2011.


L’Ufficio federale elvetico di metrologia ha lanciato una consultazione per chiedere se abolire o meno le bottiglie di vino da 0,7 litri adeguandosi così alle norme dell’Unione europea oppure mantenendo in vigore una capienza ormai tradizionale in Svizzera e in particolar modo nel canton Vaud.

Numerose e articolate le risposte: la Federazione svizzera dei viticoltori si schiera a favore della bottiglia da 0,7 in nome della libertà economica e maggiormente l’organizzazione dei viticoltori vodesi, i cui soci vogliono conservare questa specifica particolarità ricordando come la capienza di 7 decilitri derivi da antichi sistemi di misura antecedenti delle norme federali del 1848. Di parere opposto invece la distribuzione: la Coop sottolinea una maggiore trasparenza sul mercato se ci fossero solo bottiglie da 0,75 litri, mentre l’unica fabbrica produttrice di bottiglie in Svizzera, la Vetropack, sostiene che una utilizzare solo bottiglie da 0,75 litri abbasserebbe sì i costi ma aumenterebbe la concorrenza dei vini stranieri.

La questione resta ancora aperta, l’unica certezza è che la questione interessa solo il mercato interno: in caso di esportazione si devono comunque utilizzare solo le bottiglie con il marchio “e” da 0,75 litri, così come prescrivono le direttive comunitarie.


Russian Standard Corporation, una società russa nota per la produzione di Vodka di alta gamma, ha acquisito il 70% dell’astigiana fratelli Gancia. Dopo le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, l’annuncio ufficiale è stato dato ieri in una conferenza stampa a Canelli.

Il nuovo presidente sarà Roustan Tariko, fondatore di Russian Standard Corporation, mentre viene confermato l’attuale amministratore delegato Paolo Fontana. Nel nuovo cosiglio di amministrazione siederanno Edoardo e Lamberto Vallarino Gancia mentre Massimiliano Vallarino Gancia ricoprirà il ruolo di ambasciatore globale del brand.

I primi passi del nuovo management saranno quelli di rafforzare l’attuale rete distributiva e quindi proiettarsi con maggiore slancio sui mercati emergenti dandosi come obiettivo quello di portare nei prossimi anni la produzione dalle attuali 25 milioni di bottiglie a circa 40 e quindi aumentare il fatturato da 70 a 100 milioni di euro.


Il vino fa non solo buon sangue, ma da oggi fa anche buon latte. O, per meglio dire, aggiungere semi e bucce dell’uva e tralci triturati al mangime quotidiano di una vacca fa sì che il suo latte diventi più ricco di antiossidanti mentre l’animale stesso ridurrà del 20% circa le sue emissioni di gas metano.

È quanto sostengono un gruppo di ricercatori australiani del dipartimento di Agricoltura dello stato di Victoria che per 37 giorni hanno aggiunto quotidianamente cinque chili di scarti essiccati al mangime standard di un gruppo di mucche da latte e poi hanno comparato i risultati con un secondo gruppo di ruminanti alimentati normalmente. Risultato, la quantità di latte prodotto è aumentata del 5% circa mentre il contenuto di acidi grassi, utili per combattere non solo cancro, diabete e artrite ma soprattutto le malattie cardiovascolari, è cresciuto di sei volte.

Sono ora previsti ulteriori esperimenti per verificare quanto finora scoperto, poiché questo primo esperimento è stato effettuato verso la fine del ciclo di allattamento e ora i ricercatori australiani vogliono ripeterlo durante il periodo di allattamento precoce, quando cioè le mucche producono più latte. Di sicuro resta un risvolto economico positivo, l’essere riusciti cioè a trasformare un prodotto di scarto per l’industria del vino in una fonte di alimentazione di grande valore potenziale.


Le forti piogge cadute sui vigneti della regione della Hunter Valley, vicino a Sydney, stanno mettendo a repentaglio la qualità e le rese della prossima vendemmia. A novembre si sono registrate infatti ben 160 mm di pioggia e quindi il pericolo muffa diventa altissimo, così come quello dei parassiti. Nel 2011 la vendemmia in questa regione era iniziata a metà gennaio e quindi rimangono poche settimane per sperare in un miglioramento complessivo. La superficie vitata della Hunter Valley era di circa 4500 ha nel 2008, ma una severa politica di incentivi alle estirpazioni hanno ridotto questa superficie di circa un terzo.


Il Senato ha approvato all'unanimità la mozione n. 452 sulla valorizzazione dei prodotti vitivinicoli e olivicoli italiani sottoscritta da rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari. La prima firmataria, sen. Laura Bianconi (PdL), ha ricordato come vino e olio siano due capisaldi culturali ed economici che rappresentano uno dei migliori biglietti da visita del made in Italy. Occorre però tutelare e difendere i prodotti nazionali e le imprese italiane che comunque hanno dimostrato di sapersi adattare rapidamente e facilmente alle nuove regole imposte dall'Unione europea in materia di protezione, certificazione e classificazione dei vini, nonché di disciplina dell'etichettatura. Ed è proprio in sede europea che il governo italiano dovrà spendersi affinché si adottino provvedimenti di tutela nei confronti della produzione vitivinicola italiana e del connesso comparto del turismo enogastronomico. Risulta altresì indispensabile una semplificazione burocratica nonché la creazione di un vero sistema Italia della produzione vitivinicola.


Maggiore tutela per il Prosecco italiano sul mercato statunitense: lo stabilisce una modifica in vigore dal 1° dicembre dell’accordo bilaterale tra Usa e Ue sul commercio del vino che inserisce il Prosecco nella lista dei vini per i quali è previsto l’intervento delle autorità statunitensi per garantire la non immissione sul mercato, oppure il ritiro immediato dal commercio, dei vini con erronea o falsa denominazione. Il prosecco è infatti uno dei prodotti italiani più imitati da sempre: basta fare un giro veloce nel web per trovare commercializzati il PriSecco tedesco (analcolico bianco, rosso e rosè), il Toi Toi Prosecco neozelandese, il Garibaldi Brut Pro-Sec brasiliano e addirittura l'esistenza in Australia della King Valley Prosecco Road. Cliccare per credere.

Positivo il commento del neo ministro delle Politiche agricole, Mario Catania: ‘Un risultato importante per la qualità delle nostre denominazioni. La protezione dei nostri marchi è condizione necessaria per supportare il lavoro dei produttori e dell'export'’. Oltre al Prosecco continueranno a beneficiare della tutela garantita dall’accordo bilaterale numerose altre denominazioni italiane (per l’elenco completo vedi la Gazzetta ufficiale europea L 308 pagg. 69-83). Rispetto alla precedente lista del 2006 non compaiono più però la denominazione Matera e la menzione Cartizze.


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