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Probabilmente non sarà una sorta di Disneyland del vino, visto che l’obiettivo dichiarato è quello più professionale di incoraggiare gli imprenditori locali a investire nelle aziende vinicole. Di sicuro sarà un parco tematico esteso 57 ettari a soli 8 km dalla città di Bijapur, nella Krishna Valley, una delle zone vinicole più vocate dell’India, dove verranno forniti una serie di servizi al settore privato, come laboratori di analisi per testare la qualità delle uve e un centro di eccellenza per migliorare le fasi di produzione e di commercio del vino.

Dopo l’introduzione di una nuova politica vinicola nel 2007, la produzione vinicola locale è cresciuta a 25.000 hl ma l’obiettivo è quello di raddoppiarla nei prossimi due anni. Attualmente la maggior parte degli agricoltori in possesso di vigneti si limita a vendere le uve prodotte, spesso sottocosto, e non produce invece vino, che invece godrebbe di un mercato più remunerativo e in generale crescita.


I diritti di impianto per 300 ettari della riserva regionale del Lazio saranno prossimamente messi a bando e nell'assegnazione saranno privilegiati i giovani agricoltori sotto i 40 anni che si insediano per la prima volta o che si sono insediati nei cinque anni che precedono la presentazione della domanda. È un provvedimento che non veniva attivato dal 2006 e che permetterà ai viticoltori laziali di impiantare nuovi vigneti purché a denominazione di origine e a indicazione geografica.

‘L'obiettivo - ha dichiarato l'assessore regionale alle Politiche Agricole, Angela Birindelli - è quello di favorire il rinnovamento del comparto e promuovere la produzione regionale di vini certificati meglio collocabili sul mercato interno e sempre più apprezzabili sui mercati internazionali, nonché di incentivare forme di allevamento della vite e sistemi d'impianto volti alla produzione di uva da vino di alta qualità’.


Sarà posta in vendita il 24 marzo prossimo in tutti gli uffici postali una emissione di 15 francobolli autoadesivi raccolti in foglio e dedicati ai vini Docg italiani. La serie filatelica, denominata ‘Made in Italy’, intende celebrare le eccellenze vinicole italiane ed essere un diverso e complementare veicolo di promozione nonché un esplicito riconoscimento del prestigio e del valore del vino italiano. I 15 vini Docg scelti da poste italiane sono: Montepulciano d'Abruzzo Colline Teramane (Abruzzo); Aglianico del Vulture Superiore (Basilicata); Greco di Tufo (Campania); Romagna Albana (Emilia-Romagna); Colli Orientali del Friuli Picolit (Friuli Venezia Giulia); Cannellino di Frascati (Lazio); Moscato di Scanzo (Lombardia); Vernaccia di Serrapetrona (Marche); Barolo (Piemonte); Primitivo di Manduria Dolce Naturale (Puglia); Vermentino di Gallura (Sardegna); Cerasuolo di Vittoria (Sicilia); Brunello di Montalcino (Toscana); Montefalco Sagrantino (Umbria); Prosecco Conegliano Valdobbiadene Superiore (Veneto).


Dopo 37 anni la Marchesi Antinori è rientrata nel Consorzio del Chianti classico dal quale era uscita nel 1975. Antinori era l'ultima grande azienda operante sul territorio non associata al Consorzio che ora, con questo rientro, può affermare di rappresentare la quasi totalità della produzione di Chianti classico. Si completa così il quadro di partecipazione degli associati al più antico Consorzio vinicolo italiano di tutela e valorizzazione, che ora rappresenta la quasi totalità della produzione di Chianti classico. Antinori era infatti l'ultima grande azienda operante sul territorio non associata al Consorzio Vino Chianti classico.

‘Siamo molto contenti di questo ritorno - ha dichiarato il presidente del Consorzio Marco Pallanti - ora ci sentiamo tutti un po' più forti e pronti per un nuovo start up sui mercati di tutto il mondo’ mentre per il direttore del Consorzio, Giuseppe Liberatore, ‘siamo in un momento importante in cui c'è bisogno di essere tutti insieme per svolgere un passo in avanti e un ulteriore rilancio del nostro marchio’. Il direttore Liberatore ha poi aggiunto che ‘stiamo lavorando a un riassetto della denominazione: avremo un cda alla fine di questo mese e poi un confronto in assemblea con i soci’. Non verrà toccato il disciplinare ma gli interventi riguarderanno la ‘piramide produttiva, saranno a livello di prodotto e di marchio che deve diventare sempre più un elemento unificante e distintivo’.


Il tribunale della Corte di giustizia europea ha respinto il ricorso della Spagna relativo alla causa T-206/08 che chiedeva il parziale annullamento della decisione della Commissione Ue 2008/321/CE in merito ad una ammenda di 54,9 milioni di euro ricevuta per avere impiantato illegalmente 9280 ettari di vigneti nel 2003-2004 nelle regioni della Estremadura e della Castilla la Mancha.

Tra le varie osservazioni il tribunale Ue ha constatato che le autorità spagnole avevano indirizzato i loro ispettori verso gli impianti i cui proprietari avevano domandato la regolarizzazione che si applicava prima del 1 settembre 1998, il che aveva permesso a quelli che non avevano richiesto la regolarizzazione di eludere sistematicamente i controlli. L’Organizzazione comune del mercato stabilisce che i vigneti illegali antecedenti il 1998 possono essere regolarizzati con misure come l’acquisto dei diritti di impianto mentre i vigneti impiantati successivamente devono essere estirpati e la loro produzione non può giungere sul mercato.


Con un fatturato di 10,1 miliardi di euro nel 2011, l’export di vino e di bevande alcoliche francesi è aumentato di un miliardo di euro rispetto al 2010 (10,5%). Bene anche il volume (+2,4%). Lo afferma un comunicato stampa della Federazione francese di esportatori di vino e di distillati (Fevs) che aggiunge come in più di dieci anni l'export dei vini d'Oltralpe ha perso il 12% in volume ma è cresciuto del 7% in valore, mentre gli alcolici hanno rafforzato le loro quote di mercato sia in valore (+7,5%) sia in volume (+5%). Con una crescita del 10% nelle vendite, il Cognac oltrepassa i due miliardi di euro e rappresenta da solo i due terzi di tutto il valore dell’export di alcolici francesi.

Sempre secondo la Fevs nel 2011 sono rimaste alcune difficoltà nel riconquistare i mercati più tradizionali dell’Unione europea, in oltre dieci anni l’export di vino francese in Germania e nel Regno Unito è sceso rispettivamente dell’11% e del 13% in valore e del 13% e 38% in volume. I mercati emergenti però mostrano segni di ulteriore crescita: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica rappresentano più di un miliardo di euro di fatturato, vale a dire oltre il 10% del totale dell’export francese.


Il Consorzio vino Chianti classico è il primo consorzio italiano a ricevere le nuove funzioni di tutela, vigilanza e promozione previste dal decreto legislativo n. 61 dell’8 aprile 2010 diventando quindi il custode e il gestore della denominazione e del marchio Chianti classico. Si tratta di una novità introdotta con l'ultima Ocm vino che regola la rappresentatività e le funzioni che un Consorzio di tutela, fatte salve alcune condizioni, può svolgere. Se infatti un consorzio è rappresentativo di almeno il 40% dei viticoltori e di almeno il 66% della produzione di competenza dei vigneti iscritti nello schedario viticolo della relativa Dop o Igp, calcolato sulla base del quantitativo certificato negli ultimi due anni, allora esso può svolgere funzioni 'erga omnes', dunque su tutti i soggetti, compresa l’attività di vigilanza, assolutamente distinta dalle attività di controllo che sono competenza di enti di certificazione terzi.


Si svolgono oggi i funerali di Giuseppe Caldano, uno dei massimi esperti di legislazione vinicola con alle spalle oltre cinquant’anni di attività prima presso il ministero dell’Agricoltura, servizio repressione frodi a Milano, e poi all’Unione italiana vini dove era diventato responsabile dell’ufficio tecnico-legislativo di Milano. È stato inoltre membro per anni del Comitato nazionale vini di Roma e membro, per decenni, del Comitato consultivo vitivinicolo comunitario di Bruxelles. La sua scomparsa lascia un vuoto autentico nel mondo del vino tanto vasta era la sua competenza in materia e tanto numerosa era la sua rete di amicizie e di conoscenze. Ai familiari WineActs desidera porgere le più sincere condoglianze e ricordarlo con le parole di chi l’ha conosciuto sul lavoro nel pieno della sua maturità professionale.

Nel suo ufficio aveva una scrivania grande, grandissima, sempre piena di libri e di carte che davano una erronea impressione di disordine perché lui, in realtà, sapeva ritrovare tutto in pochi attimi con sorprendente maestria. Questione di perizia, si dice, e nel settore vinicolo di perizia il dott. Caldano ne aveva veramente tanta: al ministero prima e all’Unione italiana vini poi ha saputo costruire un incredibile bagaglio di competenza e di esperienza che non mancava di mettere a disposizione a quanti lo cercavano per un consiglio, un chiarimento, un suggerimento.

Non è un caso, credo, che tutti i volumi rilegati della gazzetta ufficiale si trovassero nel suo ufficio così, ogni volta che dovevo svolgere una ricerca su quei libri, bussavo timoroso alla sua porta, entravo, gli spiegavo cosa stavo cercando e lui, con la consueta affabilità, interrompeva il suo lavoro per aiutarmi. Sempre. Le aveva tutte in testa, quelle gazzette, e mi indirizzava sulla scaletta su e giù per estrarre dagli scaffali i volumi che cercavo senza mai sbagliare, poi insieme leggevamo il regolamento o il decreto trovato, io l’alunno, lui il maestro.

Ora le gazzette si cercano su Internet, ma nessun motore di ricerca sarà in grado di sostituire la sua enorme conoscenza ma soprattutto la sua sincera umanità. Nella scuola dell’esperienza si impara tutti i giorni, ed io sono stato fortunato ad averlo avuto vicino per otto anni. (m.m.)


Dopo uno stallo durato parecchi mesi, il Comitato permanente per la produzione biologica dell’Ue ha approvato ieri le nuove norme sul vino biologico, che saranno pubblicate in Gazzetta nelle prossime settimane. A partire dalla prossima vendemmia sarà così possibile utilizzare il termine ‘vino biologico’ sulle etichette, le quali dovranno poi riportare anche il logo biologico dell’Ue, il numero di codice dell’organismo di certificazione e rispettare le altre norme sull’etichettatura dei vini. Il settore vitivinicolo era l’unico a non applicare integralmente la normativa sulla produzione biologica (reg. 834/2007), e finora era consentita solo la dicitura ‘vino ottenuto da uve biologiche’.

Ai vini biologici non saranno consentiti l’acido sorbico e la desolforazione mentre il tenore massimo dei solfiti per il vino rosso biologico è fissato a 100 mg per litro (150 mg/l per il vino convenzionale) e per il vino bianco/rosé biologico a 150mg/l (200 mg/l per il vino convenzionale), con un differenziale di 30mg/l quando il tenore di zucchero residuo è superiore a 2 g/l.

Queste nuove norme permetteranno di rafforzare la posizione che i vini biologici dell’Ue già detengono a livello internazionale, dato che molti altri paesi produttori di vino (USA, Cile, Australia, Sudafrica) hanno già stabilito norme proprie per i vini biologici. Il commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, Dacian Cioloș, ha così commentato: ‘Constato con piacere che le norme adottate stabiliscono in modo trasparente la differenza tra vino convenzionale e vino biologico, come è il caso per altri prodotti biologici. In tal modo si dà ai consumatori la certezza che un vino biologico sia stato prodotto applicando norme di produzione più rigorose’.

Nel 2010 la superficie produttiva di uve biologiche nell’Ue è stata di oltre 75.000 ha, rispetto ad un totale di 3,5 milioni di ha. I principali paesi produttori di uve biologiche sono (superficie in ettari):

 %20082010
Italia 29.532 30.341
Francia 15.419 21.403
Spagna 13.909 17.665
Grecia 3.135 3.875
Portogallo 632*  
Romania 126 604
Ungheria 527 533
Bulgaria 154 460
Rep. Ceca 18 201
Slovenia 53 150
Regno Unito 52 93
Polonia 5 84
Slovacchia 53 50
Olanda 20 40
Fonte: Eurostat (* dati 2004)

L'Italia mantiene il ruolo di secondo produttore mondiale di vino, dietro la Francia. Ma l'ultimo dato vendemmiale vede la Spagna ormai a ridosso delle cantine italiane, con una produzione di 39,9 milioni di hl. Lo rilevano Ismea-Uiv nella pubblicazione "Vino in cifre", la consueta raccolta di statistiche sul settore vitivinicolo mondiale con i trend storici di tutte le principali variabili economiche e produttive, in uscita con il primo numero del 2012 del Corriere Vinicolo. Complice la vendemmia ai minimi storici in Italia, poco al di sopra dei 40 milioni di hl, la distanza tra Roma e Madrid è ormai ridotta ai minimi termini: appena 218mila hl. Con la Spagna che ha comunque accusato un calo produttivo di oltre il 2% rispetto al 2010, in un'annata che ha invece favorito la Francia, balzata oltre i 50,2 milioni di hl (+11% rispetto al 2010).

Tra i produttori del Nuovo mondo cresce a due cifre la produzione del Cile (+15,5%, per oltre 10 milioni e mezzo di hl), settimo nel ranking mondiale dietro al trio di testa europeo e alle spalle anche di Stati Uniti, Argentina e Australia. In calo (-6%) la vendemmia in Usa, quarto produttore mondiale con 18,7 milioni di hl, dove pesa il meno 10% dalla California, primo polo produttivo del Paese. L'Argentina, con un -10% nel 2011, è quinta in graduatoria, a 14,6 milioni di hl, mentre l'Australia, in sesta posizione, ha prodotto più o meno gli stessi quantitativi del 2010, mantenendosi attorno ai 10 milioni e mezzo di hl. Superano la soglia dei 10 milioni anche altre due nazioni: la Cina, che con 10,4 milioni di hl (-4%) si aggiudica l'ottava posizione nella graduatoria mondiale, e il Sudafrica con una vendemmia cresciuta del 2% rispetto al 2010.


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