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Anche una petizione on line è stata attivata per evitare il trasloco della raccolta dei vitigni di Vassal, che dal 1876, gli anni della fillossera, si occupa di catalogare e conservare oltre 7000 varietà di vitigni di 50 paesi. Di proprietà dell’Institut national de la recherche agronomique (Inra), il Domaine expérimental de Vassal si estende appena fuori Montpellier per 27 ettari di sabbia marina, un suolo praticamente indenne da parassiti, insetti, muffe e funghi, che permette quindi la coltivazione dei vitigni a piede franco. Per difendersi dal vento e dalla sabbia intorno alle viti sono piantati dei canneti e per stabilizzare il terreno tra i filari vengono collocate piantine d’orzo.

Il gruppo Listel, proprietario dei terreni, ha chiesto un ritocco dell’affitto di dieci volte quello attuale, sostenendo che da vent’anni non era stato aumentato, ma rimuovere 27 ettari di vigneto non è facile né immediato come traslocare i mobili di una casa. È stato calcolato che ci vorranno dai cinque ai sette anni, da qui la richiesta di non procedere allo spostamento di quello che viene definito ‘l’equivalente viticolo del Louvre’. Una decisione in merito dovrebbe essere presa nelle prossime settimane.


Accogliendo le proposte dei rispettivi Consorzi di tutela, la provincia di Firenze ha approvato gli atti per la limitazione delle superfici rivendicabili dei vini Chianti e Chianti classico. Questa richiesta nasce in sostanza dall’analisi della situazione di mercato di queste due Docg: il Chianti classico ha finalmente ridotto le sue eccedenze strutturali, grazie al taglio delle rese nel 2010 e la scarsa produzione ottenuta nel 2012; il vino Chianti, invece, ha raggiunto un sostanziale equilibrio tra domanda e offerta ma l’aumento dei prezzi attualmente in essere potrebbe portare ad una fisiologica flessione delle vendite. ‘Quando il nuovo disciplinare approvato dall’assemblea, alla fine dell’iter burocratrico, entrerà in vigore - spiega Giovanni Busi, presidente del consorzio Chianti - dovremo tenere conto di un aumento della produzione, per effetto dell’aumento delle nuove rese ettariali, che in parte sarà compensata dalla minore produttività dei vigneti obsoleti’.


La Cina diventerà entro cinque anni la maggior produttrice di vino al mondo, sorpassando così Francia e Italia? Gli esperti del Centro nazionale per le ricerche scientifiche (Cnrs) francese sembrano non avere dubbi: dagli attuali 570.000 ettari la superficie vitata raddoppierà in soli cinque anni e così la produzione, ora a circa 15 milioni di hl. Secondo loro, quindi, Spagna, con un milione di ettari, assieme a Francia e Italia, 800.000 ettari ciascuna, lasceranno tra breve alla Cina il titolo di più grande produttore di vino.

I motivi che spingono le autorità cinesi a incrementare la coltivazione della vite, sempre secondo i ricercatori del Cnrs, sono essenzialmente due: le nuove vigne contrastano la desertificazione di alcune terre, come ad esempio nella regione del Ningxia, così da aiutare anche zone agricole estremamente povere ed economicamente allo stremo; la seconda ragione invece è dovuta dalla battaglia contro l’alcolismo da anni in vigore, perché per le autorità cinesi il vino offre una alternativa di gradazione minore rispetto al diffusissimo baijiu, un distillato tra i 30 e i 50 gradi prodotto localmente.

Fin qui le previsioni del Cnrs. Resta da vedere se lo scenario immaginato dai ricercatori francesi si realizzerà tra cinque anni o qualche variabile non prevista scompaginerà i loro calcoli. Come, ad esempio, stimare quanti dei futuri 500.000 ettari cinesi saranno impiegati per coltivare uva da vino oppure uva da tavola. Anche la Turchia ha attualmente circa mezzo milione di ettari di superficie vitata, ma per la quasi totalità di uve da tavola. Risultato, la produzione di vino turco è solo di circa 250.000 hl.


È stata accolta dall’organizzazione mondiale delle dogane la richiesta che l’Oiv ha inoltrato lo scorso dicembre (vedi precedente articolo) volta a rivedere la definizione doganale di vino sfuso perché fino ad oggi in questa voce rientrava anche il vino venduto in bag-in-box, così come il trasporto dei vini in flexitank.

Nella nomenclatura combinata doganale la voce 2204.29, vini in recipienti superiori a due litri, si sdoppierà aggiungendo la voce 2204.22, vini in contenitori tra due e dieci litri, mentre la voce 2204.29 calcolerà solo i vini in recipienti oltre i dieci litri, cioè lo sfuso vero e proprio. Non verrà modificata la voce 2204.21, vini in recipienti inferiori o pari a due litri.

È previsto che l’entrata in vigore di queste modifiche avverrà a partire dal 2017.


Nasce Co2Resa, il primo registro per la valorizzazione dei crediti di carbonio sul mercato volontario del settore agroalimentare e in particolare del settore vitivinicolo, che sta mostrando un crescente interesse per la sostenibilità come fattore di sviluppo. Attraverso Co2Resa, realizzato da CSQA Certificazioni e Valoritalia, le aziende partecipanti possono immettere sul mercato volontario crediti di carbonio ottenuti dal miglioramento dell’efficienza di innovazione nel ciclo produttivo. Tali crediti possono a loro volta essere acquistati da altre imprese che intendono a loro volta intraprendere iniziative di miglioramento ambientale. A sostegno e garanzia delle attività del registro, un comitato scientifico si occuperà dell’aggiornamento delle tipologie di intervento e della revisione degli standard qualitativi delle iniziative che generano i crediti.

Il registro Co2Resa è stato presentato durante il recente Simei di Milano in un workshop di Valoritalia del 14 novembre scorso dal titolo ‘Impronta carbonica e compensazione nel settore vitivinicolo’. E sempre in tema di sostenibilità e di pratiche agricole sostenibili, un argomento di crescente interesse, ricordiamo il congresso internazionale su viticoltura sostenibile e produzione vinicola, del 12 e 13 novembre sempre durante il Simei.


Mentre in Europa il consumo di vino continua a calare, in Argentina sono numerose le iniziative per la promozione e il consumo, spesso con l’avallo delle pubbliche istituzioni. Un approccio positivo al vino in genere, non dimentichiamo ad esempio che nel 2010 con decreto del presidente della repubblica il vino è stato dichiarato la bevanda nazionale argentina, che è senz’altro presente in Wine Revolution, la prima mostra del vino per i giovani, inaugurata oggi a Buenos Aires.

Una decina tra le principali aziende vinicole argentine si presentano ai giovani consumatori tra i 25 e i 35 anni con un evento organizzato a metà strada tra la discoteca e la fiera vinicola. Con una app gratuita è possibile collegarsi ad una WiFi per conoscere i vini presenti e, dopo la degustazione, votarli e segnare i propri favoriti. E mentre noti Dj e altri artisti si alterneranno sul palco per offrire momenti musicali e di spettacolo, i partecipanti potranno fotografarsi in un apposito studio di ripresa interno per poi condividere gli scatti con i loro amici sul link di Facebook aperto per l'occasione.


Otto cantine su dieci nel mondo hanno al loro interno tecnologia italiana. Non è una semplice frase ad effetto, è anche la sintesi di quanto orgogliosamente si percepiva tra gli espositori del 25° Simei e del 9° Enovitis, i cui battenti si sono aperti ieri presso la Fiera Milano di Rho. La stessa sensazione che si coglieva tra i partecipanti alla cerimonia di apertura tra i cui invitati spiccava il nome dell’on. Paolo De Castro, presidente della Commissione agricoltura del parlamento europeo.

Il comparto delle macchine per l’enologia e l’imbottigliamento, infatti, al pari del settore vinicolo vero e proprio, attraversa un vero e proprio momento di controtendenza rispetto alla crisi generale che investe il nostro Paese: lo dimostrano le cifre dell’export, che nel 2012 ha chiuso con un quasi due miliardi di euro in valore e che dà ancora chiari segni di crescita, con già un miliardo di differenza positiva tra export e import solo nei primi 7 mesi di quest’anno.

Da Bruxelles arrivano buone notizie come la recente riforma della Pac agricola; l’avere scongiurato il rischio di abolizione dei diritti di impianto, confermati fino al 2020; l’arrivo di un consistente pacchetto di risorse finanziarie per la promozione del vino, 3 miliardi e mezzo per tutta l’Europa, che ora potrà essere utilizzato anche verso gli stessi Paesi europei. Ma rimane ancora da risolvere, è stato ricordato, quel grosso handicap di consapevolezza che ci rende incapaci di comunicare efficacemente al mondo la tecnologia, la eccellenza e la bellezza ‘rinascimentale’ del nostro Made in Italy.

Ecco alcune foto scattate durante la prima giornata della manifestazione. Fare clic sulle immagini per ingrandirle.

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Nel promettente ma difficile mercato cinese, il segmento dei vini spumanti sta guadagnando sempre maggiore attenzione tra i consumatori di fascia alta, o meglio tra coloro che hanno la passione per i beni di lusso e che possono permetterseli. In particolare i giovani, interessati alla cultura occidentale in genere, e soprattutto all’enogastronomia. Il sito Chinanews.com riferisce che l’ufficio doganale cinese ha dichiarato di avere superato nel 2012 la soglia delle due milioni di bottiglie di spumante importate, il 50% in più rispetto all’anno precedente. La Francia ha realizzato in quantità il 35,5% del totale delle importazioni, mentre in valore quasi i tre quarti con 47 milioni di euro. Al secondo posto l’Italia con il 31,2% del mercato, seguita da Australia (10,5%), Spagna (6,9%), Germania (6,4%) e Stati Uniti (2,3%).

Anche qui c’è molta strada da fare in termini di conoscenza dello spumante e della sua diffusione. La maggior parte dei consumatori cinesi non ha ancora molta familiarità con lo spumante, essendo molto più richiesto il vino tranquillo, soprattutto rosso. Ma le statistiche sono incoraggianti: secondo gli ultimi dati Istat, infatti, nei primi sei mesi del corrente anno, a fronte di un export di vino italiano di 103.000 hl, i vini spumanti erano 13.770 hl, cioè il 13,3%. In valore, invece, su un totale di 32,8 milioni di euro, gli spumanti erano 3,96 milioni di euro, il 12% circa.


È in pieno svolgimento in Giappone la terza edizione della rassegna ‘3000 anni di vino italiano’ con l’obiettivo dichiarato di promuovere la qualità e la varietà del vino italiano attraverso un calendario fitto di 20 impegni e un nutrito gruppo di prestigiosi protagonisti del mondo dell’enologia italiana che saranno a Tokyo per proporre presentazioni, walk-around tastings, seminari, concorsi per sommelier, nonché eventi di prestigio, tutti con al centro della scena il vino italiano.

Gli eventi in programma si differenziano in due precise direzioni: una per illustrare agli operatori del settore, ai sommelier e ai rappresentanti dell’HoReCa la qualità dei vini italiani, presentando anche prodotti di nicchia ancora poco conosciuti su questo mercato; l’altra, invece, per il pubblico dei consumatori attenti, presentando vini ancora poco noti in Giappone ai potenziali estimatori e a chi già apprezza e gusta il vino per puro piacere personale. Tra i numerosi appuntamenti merita attenzione particolare quello di venerdì 15 novembre presso l’hotel New Otani di Tokyo: la Borsa dei vini italiani, promosso dall’agenzia Ice. Nel corso della giornata vi sarà anche un workshop con selezione di cantine italiane con un successivo seminario tecnico-tematico.


Sugli scaffali di un supermercato i prezzi dei prodotti di norma seguono leggi economiche ferree, ma le parole ‘offerta speciale’ a volte riescono a cambiare queste leggi, non sempre però a favore del consumatore. Il sito web inglese mysupermarket ha condotto una ricerca tra i principali supermercati del Regno Unito monitorando per un anno circa i prezzi di vendita di numerosi prodotti, tra cu il vino, con risultati davvero degni di nota.

Ad esempio, una bottiglia di Pinot Grigio Ogio, venduta da Tesco a fine luglio a 4,99 sterline, schizzava a ottobre a 9,99 sterline per poi a fine mese tornare a 5,49 sterline grazie all’offerta speciale di metà prezzo. Il Pinot Grigio Torretta di Mondelli, invece, costava da Sainsbury’s 9,99 sterline ad aprile, 4,99 a settembre, per poi risalire a 7,99 in autunno ed ora essere venduto ‘scontato del 33%’ a 5,32 sterline.

Il gioco è ormai chiaro e ben noto: prima ti raddoppio il prezzo poi ti faccio lo sconto della metà e il consumatore è convinto di avere fatto un affare. Purtroppo per la legge inglese tutto è in regola, perché il prezzo di un prodotto per essere scontato deve rimanere costante per almeno 28 giorni, o meglio ‘soltanto’ per 28 giorni. Non rimane che avere la memoria lunga e girare armati di taccuino, o meglio di un tablet con una app ‘giusta’ per andare sui siti come mysupermarket e vederci finalmente chiaro.


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