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Sussiste il rischio che nei futuri accordi Ttip venga pregiudicato negli Stati Uniti l’attuale livello di tutela delle denominazioni di origine dei vini dell’Unione europea? La questione non va sottovalutata poiché un avolta ratificati, gli accordi Ttip, che interessano l'insieme degli scambi commerciali di cui il vino è una parte, potrebbero svuotare di ogni forza i precedenti accordi del 2006 tra Ue e Stati Uniti sulla tutela delle denominazioni di origine. L’avv. Ermenegildo Mario Appiano, dottore di ricerca in diritto Ue, ha approfondito per WineActs questa problematica ancora aperta. Vai alla pagina


La Commissione agricoltura della Camera dei deputati si è riunita lo scorso 23 marzo per esaminare la proposta di legge relativa alla Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino, in cui sono confluite le due precedenti proposte n. 2236 dell'on. Luca Sani e n. 2618 dell'on. Nicodemo Oliverio. L'on. Massimo Fiorio, relatore della proposta, ha reso noto che il comitato ristretto ha terminato i suoi lavori con la presentazione di una proposta di testo unificato che introduce novità normative in tema di vitigni autoctoni, di comunicazioni, di semplificazioni, relativamente ad un maggior ruolo del Sian, alla semplificazione in materia di fermentazioni, alla disciplina in materia di recipienti e di contrassegni, di fascette e di nuovi sistemi di tracciabilità, di aceto, e relativamente al ruolo delle camere di commercio, degli organismi di controllo e alle modalità di controllo.

Completamente rivista è la disciplina sanzionatoria che, oltre ad una revisione e ad una diversa impostazione delle sanzioni, mantiene lo strumento della diffida e prevede una importante novità, contenuta nell’articolo 85, in tema di ravvedimento operoso, con l'introduzione della possibilità di ridurre le sanzioni amministrative pecuniarie per violazioni relative ad alcune mancate comunicazioni obbligatorie e a violazioni in materia di dichiarazioni, documenti e registri attraverso l'autodenuncia da parte dell'operatore che provvede spontaneamente ad un pagamento fortemente ridotto.

Viene creata nell’ambito del Sian una sezione aperta al pubblico dei consumatori che consentirà di conoscere il nome e l’indirizzo dell'imbottigliatore corrispondente al codice rilasciato dell’Icqrf. Gli 89 articoli del testo unificato contengono molte altre modifiche e riscrivono in forma organica e coordinata quanto riportato nella legge n. 82 del 20 febbraio 2006, nel decreto legislativo n. 81 dell'8 aprile 2010 e nel decreto legislativo n. 260 del 10 agosto 2000. Le tempistiche per la conclusione dell'iter legislativo rappresentano un'incognita, ma la volontà di procedere con celerità è stata manifestata e confermata più volte dalla commissione agricoltura della Camera e del Senato e dallo stesso ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali che sostiene la nuova normativa. (g.r.)


La Wine & Spirit Trade Association britannica ha contestato con forza quanto previsto dalla Finanziaria 2016 del governo inglese che vede il blocco delle accise su birra e alcolici ma non per il vino. L’anno scorso non venne attuato nessun aumento delle accise, anzi birra e alcolici ebbero una riduzione della tassazione ordinaria e ancora una volta il vino rimase escluso. Queste decisioni del governo in materia fiscale, fanno notare alla Wine & Spirit Trade Association, rappresentano una penalizzazione immeritata del settore vinicolo nazionale, considerando anche il difficile momento di congiuntura che vede il recente deprezzamento della sterlina britannica, e quindi un import più svantaggioso, unito al bisogno della giovane industria vinicola inglese di un supporto anche fiscale invece di tassazioni sempre più elevate.


Dieci anni possono sembrare pochi ma in questa finestra temporale sono avvenuti molti cambiamenti nel commercio vinicolo italiano, specialmente sul versante dell’export. Un recente rapporto di Wine Monitor mette in evidenza queste trasformazioni: nel 2006, ad esempio, l’export francese era in valore il doppio di quello italiano sebbene la quantità esportata dall’Italia fosse superiore di circa un quarto. Ora invece con 8,3 miliardi euro di export della Francia contro i 5 dell’Italia il divario è notevolmente sceso. Analizzando poi alcuni singoli comparti, si osserva come l’export dei vini sfusi in Italia è passato in dieci anni dal 35% al 25% mentre gli spumanti sono cresciuti dal 6% al 14%: un cambiamento, scrive Wine Monitor, frutto di una mutata visione produttiva e commerciale.


Sono circa 6.200 gli espositori che da oggi esporranno il meglio dei loro prodotti a Düsseldorf per la ProWein 2016. Di questi circa 1.500, un quarto del totale, sono aziende vinicole italiane, mentre quelle francesi 1.300 e quelle tedesche 1.000. In tre giorni intensi ma pieni di soddisfazioni sono attesi più di 50.000 visitatori, la metà provenienti dall’estero. Anche per questa edizione a ProWein si affianca una fitta serie di manifestazioni collaterali dentro e fuori il salone. Circa 300 eventi si terranno solo all’interno del ProWein Forum mentre nel dopo fiera la città di Düsseldorf è pronta ad ospitare avvenimenti, esposizioni, corsi di cucina, mostre d’arte e concerti musicali.


Dopo un periodo di consolidamento del 2014, l‘export vinicolo italiano riprende la via dei record e dai dati ufficiali Istat diffusi oggi si registra nel 2015 il valore di 5,39 miliardi di euro (+5,4%) pari a 20,24 milioni di hl (-1.3%). Se si pensa che cinque anni fa, nel 2010, le cifre erano 3,9 miliardi di euro e 22,1 milioni di hl, è evidente la strada imboccata dal vino italiano che porta ad una riqualificazione sempre più marcata e con un prezzo medio generale sempre in aumento. Infatti, i vini sfusi esportati nel 2010 furono 7,2 milioni di hl e ora, nel 2015, sono diventati 5 milioni di hl mentre i vini imbottigliati, rimanendo quasi invariati nella quantità (da 12,5 milioni di hl nel 2010 a 12,2 nel 2015) registrano in cinque anni una crescita in valore da 3,1 miliardi di euro a 4 miliardi.

Ecco i dati ufficiali Istat sull’export vinicolo italiano:

 2014 litri2015 litri2014 euro2015 euro
vini spumanti 242.930.760 279.591.180 841.837.516 984.975.394
vini imbottigliati 1.219.477.195 1.222.705.889 3.842.349.399 4.009.199.257
vini sfusi 567.624.792 500.384.146 397.068.808 358.529.013
mosti 21.086.733 21.210.794 33.072.047 37.103.838
Totale
vini e mosti
2.051.119.480 2.023.892.009 5.114.327.770 5.389.807.502

 

Osservando i dati dei singoli Paesi, spicca la performance degli Stati Uniti, con 1,28 miliardi di euro (+13,9%) mentre la Germania scende a 962 milioni di euro (-1,5%) e il Regno Unito sale a 746 milioni di euro (+13,3%) di cui 275 milioni di euro di vini spumanti (+50,9%). La Russia sconta la vicenda dell’embargo agroalimentare, vino compreso, voluto da Putin: solo 294.000 hl (-28,5%) pari a poco più di 71 milioni di euro (-30,5%). La Cina invece registra nel 2015 un export beneaugurante di 269.000 hl (+5,4%) pari a 89 milioni di euro (+17,7%) di cui 72 milioni di euro in bottiglia e 12 milioni di euro di vini spumanti.


Sostenere in modo unitario il vino toscano e fare squadra assieme mandando in soffitta vecchi campanilismi, con questi obiettivi viene presentato oggi a Firenze Avito, la associazione per riunire in maniera ufficiale 21 tra consorzi vinicoli della Toscana e organismi di tutela dei vini. Detto in cifre Avito rappresenterà quindi gli interessi di 5.100 imprese, una produzione annua di circa 200 milioni di bottiglie e una cifra d’affari di 1,1 miliardi di euro. Il primo presidente di Avito sarà l’attuale presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci, alla vicepresidenza Luca Sanjust, della Doc del Valdarno di Sopra. La sede di Avito sarà mobile e coinciderà con quella della presidenza, che cambierà ogni anno.


A metà febbraio l'Ispettorato per il controllo della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari ha voluto fare il punto sulla sperimentazione dei registri telematici e sulle modalità operative che gli operatori vitivinicoli dovranno affrontare in questa trasformazione che coinvolgerà tutto il comparto. La data del 30 giugno si avvicina e sono ancora molte le problematiche sospese e che attendono di essere chiarite. A partire dall'1 aprile 2016 tutti gli operatori potranno scegliere, su base volontaria. la modalità telematica, ma il decreto con le specifiche tecniche pur essendo stato più volte preannunciato (ora l'Icqrf lo ho previsto per fine marzo) non ha ancora visto la luce. Nel frattempo procede la fase sperimentale con il coinvolgimento di 46 aziende distribuite in diverse regioni e che rappresentano differenti tipologie aziendali. Nel corso della riunione le associazioni della filiera vitivinicola hanno evidenziato la necessità per gli operatori di testare il nuovo sistema per un periodo di tempo superiore ai tre mesi (dal primo aprile al 30 giugno 2016) preventivati dal Mipaaf e solo dopo aver verificato la funzionalità dei registri telematici si potrà essere certi della possibilità di rispettare le tempistiche previste per l'entrata in vigore dell'obbligo. Si attende anche la divulgazione di un manuale tecnico di supporto che dovrebbe consentire di conoscere le specifiche di funzionamento dei registri dematerializzati. (g.r.)


Nel febbraio scorso la Commissione tecnico-normativa del Comitato nazionale vini Dop e Igp ha preso in esame la proposta di nuova denominazione di origine controllata Friuli o Friuli-Venezia Giulia che raccoglierà sotto un unico cappello l'intero sistema regionale dei vini di qualità. Il progetto aveva iniziato il suo percorso nel corso del 2015 ed ora dopo aver superato l'esame della Commissione tecnico-normativa si accinge ad essere posto all'ordine del giorno del Comitato nazionale vini per concludere il suo iter in modo da essere approvato e quindi operativo per la prossima vendemmia. La tutela delle produzioni vitivinicole friulane trarrà forte giovamento da questa nuova Doc regionale che raccoglie 21 tipologie di cui 15 con specificazione di vitigno. In particolare verranno rilanciati i vitigni bandiera del Friuli come la Ribolla gialla. Positivo il commento di Pietro Biscontin, presidente del Consorzio delle Doc del Friuli-Venezia Giulia, che ha sottolineato che si è concretizzato il lavoro svolto negli ultimi anni. Il risultato ottenuto si ricollega anche al progetto della Doc interregionale del Pinot grigio e alla tutela dei vitigni friulani. (g.r.)


All'inizio di febbraio, alla presenza degli assessori Giuseppe Pan (Veneto), Cristiano Shaurli (Friuli-Venezia Giulia) Michele Dallapiccola (provincia di Trento) è stato siglato l'accordo per la nascita della nuova Doc Pinot Grigio delle Venezie con il consenso delle associazioni del mondo agricolo, delle cantine sociali, degli imbottigliatori e dei consorzi di tutela vitivinicoli del Trìveneto. La denominazione avrà l'obbligo del contrassegno di stato a garanzia di una produzione che viene stimata in circa 200 milioni di bottiglie. Il progetto si prefigge una maggior tutela e valorizzazione del vitigno Pinot grigio, tradizionalmente prodotto in queste zone, e si articola nella nuova Doc Pinot Grigio delle Venezie composta da due tipologie: Pinot Grigio (anche spumante e frizzante) e bianco (per quest'ultimo sarà consentita esclusivamente la commercializzazione al consumatore in damigiane di vetro).

La spumantizzazione dovrà avvenire esclusivamente con la rifermentazione in autoclave. La zona di vinificazione, frizzantatura e spumantizzazione sarà limitata ai territori del Veneto, del Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento e sarà introdotto l'imbottigliamento obbligatorio in zona. La base ampelografica del Pinot grigio comprenderà anche i seguenti vitigni complementari: Chardonnay, Pinot bianco, Müller Thurgau, Garganega, Verduzzo e Tocai friulano. Per la tipologia bianco la base ampelografica sarà più ampia con la presenza dei vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nelle relative zone di produzione. La resa massima di uva/ha sarà pari a 18 tonnellate. Contemporaneamente l'Igt delle Venezie assumerà il nome Trevenezie e verrà esclusa la possibilità di specificazione del Pinot grigio, mentre verranno introdotte le nuove tipologie spumante e passito. Inoltre il riferimento al Pinot grigio non sarà più consentito nelle altre Igt (Veneto, Veneto Orientale, Vallagarina, Marca Trevigiana, Colli Trevigiani, Conselvano, Alto Livenza, Verona, Venezia Giulia) prodotte nelle regioni interessate.

L'auspicio del settore vitivinicolo veneto è che la vendemmia 2016 possa vedere la realizzazione di questo ambizioso progetto. (g.r.)


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