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In leggero ritardo rispetto agli scorsi anni, l’Agea ha diffuso in data 29 luglio la circolare n. 21014 contenente le istruzioni applicative generali per la compilazione e la presentazione delle dichiarazioni di giacenza per la campagna 2015-16. Sono obbligati a presentare la dichiarazione di giacenza tutte le persone fisiche o giuridiche o le associazioni di dette persone che alla mezzanotte del 31 luglio detengono vino, mosti di uve, mosti concentrati o concentrati rettificati.

Le dichiarazioni, a eccezione di quelle di competenza dell’Artea (regione Toscana) e della regione Piemonte possono essere presentate all’Agea dal 1° agosto al 12 settembre esclusivamente con modalità telematica, non essendo più possibile la consegna a mano delle dichiarazioni compilate su supporto cartaceo o la loro spedizione mediante raccomandata. Poiché quest’anno il 10 settembre, data abituale entro la quale presentare la dichiarazione, cade di sabato, per il 2016 il termine è posposto al 12 settembre, primo giorno lavorativo successivo.


Nel primo semestre di quest’anno gli spumanti sono stati un traino sempre più forte per l’export vinicolo italiano che invece attualmente attraversa un momento di sostanziale incertezza, con un valore medio in crescita del 3,9% ma con una diminuzione dei volumi dell’1,1% aggregato. Lo afferma l’Ovse, l’Osservatorio economico vini spumanti diretto da Giampietro Comolli, che così commenta: ‘C’è bisogno di capire i diversi mercati e Paesi, dare al vino una nuova veste, fare azioni di lungo periodo, impostare una strategia macroeconomica e di promozione concentrata e mirata. Occorre ritornare con altri sistemi alle politiche pubblico-privati della fine anni Ottanta e tutti gli anni Novanta’.

Solo il Prosecco spumante Dop continua inarrestabile la sua corsa. Prezzo delle uve alle stelle, prenotazioni di vini base in anticipo, ordini continui dall’estero soprattutto da Usa, Uk, Giappone e Francia. L’export del Prosecco spumante cresce in volume del 16-18% in Uk e Francia e del 2-4% in Usa e Giappone, con un totale di 124 milioni di bottiglie e sfiorando il mezzo miliardo di euro in valore. L’Asti spumante mantiene le posizioni del 2015 che erano già in calo rispetto al 2014 con un totale di 18 milioni di bottiglie. L’Asti è in crescita in Usa, mentre diminuisce in tutti i mercati europei e in Russia. Buon inizio 2016 anche per i vini frizzanti: i più richiesti all’estero sono Lambrusco, Glera, Trebbiano e Pinot con incrementi dei valori a bottiglia tra il 7-8% sulla già considerevole crescita dei volumi (+5%) portando il fatturato dell’export nel primo semestre a +10% sul 2015.


Sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea n. L 190 del 15 luglio scorso sono stati pubblicati due importanti regolamenti in materia di programmazione nazionale di sostegno del settore vitivinicolo. In particolare si tratta del regolamento delegato 2016/1149 della Commissione, che per tale scopo integra il regolamento n. 1308/13 e modifica il regolamento n. 555/08, e del regolamento di esecuzione 2016/1150 della Commissione che reca le modalità di applicazione del regolamento n. 1308/13 in merito ai programmi nazionali di sostegno al settore vitivinicolo. Sono ancora in fase di elaborazione da parte della Commissione alcune linee operative che dovranno essere adottate nei prossimi mesi per chiarire eventuali dubbi interpretativi su queste nuove disposizioni.


Riccardo Ricci Curbastro è stato riconfermato ieri a Roma presidente di Federdoc per il triennio 2016-19, confermati anche i vicepresidenti Francesco Liantonio e Stefano Zanette. Giuseppe Liberatore, invece, ha avuto l’incarico di curare i rapporti istituzionali e il coordinamento tecnico operativo di Federdoc. ‘Questa novità - ha spiegato Ricci Curbastro - è determinata dalla volontà di rendere sempre più efficaci le proprie istanze e dalla necessità di avere una “squadra” quanto più strutturata e organizzata possibile, con obiettivi condivisi in vista dei crescenti impegni nazionali e internazionali della filiera vitivinicola a denominazione di origine italiana’.


L’immagine del fedele consumatore del vino del proprio territorio o comunque rigorosamente nazionale sembra avere i giorni contati. In particolare in Francia, secondo una ricerca della statunitense Gallo Family Wineyards, l’83% dei consumatori ha cercato e bevuto vino di altri Paesi, per il 68% italiano, il 49% spagnolo, il 28% californiano ed il 20% cileno. I motivi? Curiosità (66%), gusto (51%) e rapporto qualità/prezzo (29%).

Al momento della scelta il consumatore francese dà ancora grande peso ai consigli degli amici (58%) e poi a quelli degli esperti e dei professionisti del vino (38%) e infine Internet (21%). Ma, attenzione, queste due ultime voci si ribaltano se si osservano i più giovani: 27% per Internet contro il 26% per i professionisti del vino. Ma quale Internet? Ovviamente social: i giovani francesi condividono le loro esperienze sul vino per il 27% su Facebook, 22% Instagram, 16% Twitter.

Una seconda interessante osservazione che emerge dalla ricerca Gallo è il forte interesse che i francesi rivolgono ai cocktail a base di vino, ben il 52% di cui il 59% uomini e il 46% donne. Di loro il 39% ha già preparato in casa un cocktail a base di vino e il 45% lo ha già ordinato al ristorante o in un bar. I motivi dichiarati sono il gusto (49%), la varietà di scelta (48%), la freschezza e la leggerezza (36%).


Gli archivi comunali sono spesso fonte di inesauribili curiosità, specchio del modo di pensare di allora spesso assai diverso dal nostro. Ecco che da quello del comune di Modena emergono gli studi del prof. Grimelli che nel 1854 propone un 'metodo pratico per fare vino senza uva e perfettamente simile a quello dell'uva'. Allora la repressione frodi non esisteva e quindi, invece di rischiare la galera, il professore può tranquillamente esporre il suo metodo capace di soddisfare i bisogni quotidiani 'ma anche rifornire armate e cittadelle [...] risparmiando la farragine immensa di magazzini e depositi vinarii liquidi'.

Con una parte di fermento (lievito e orzo), dieci di fermentabile (zucchero e miele) e cento di fermentorio (acqua, ghianda tostata, cremore tartaro oppure cenere comune) si ottiene una massa mostosa che 'comincia a fermentare ben presto entro le ventiquattro ore, assumendo i caratteri vinosi nel torno di una settimana'. Ma il metodo non funziona una sola volta, è possibile mediante continue svinature e rivinature ottenere 'vino perpetuo' e per questo occorre il sussidio di una farina rivinificatrice che si prepara 'con una parte costante di materiale farinaceo zuccherino e con un decimo in complesso di farina frumento o altro simile cereale o altrettali parti saline'. Non ci resta che preparare i bicchieri.


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